È questo il simbolo che il Movimento Cristiano Lavoratori di Messina ha donato alla città, piantando in XXIV Maggio (Rampa Rosa Donato) un albero di ulivo e riqualificando due aiuole abbandonate per ribadire il proprio no ad ogni forma di mafia.
Presenti i dirigenti di MCL Messina, alcuni alunni delle scuole vicine alla scalinata, ed in particolar modo gli studenti dell’Istituto S.Anna accompagnati dalle insegnati e dalla direttrice, Suor Anna Antonietta, e dell’ I.C. Boer-Venora Trento accompagnati dal Dirigente Scolastico Prof. Antonio Sabato. Presenti anche Don Sergio Siracusano, Direttore dell’Ufficio Diocesano per i problemi sociali e il lavoro che ha benedetto l’albero, Dino Calderone, segretario della Consulta diocesana delle aggregazioni laicali e il Presidente e il Vice della IV Circoscrizione Francesco Palano Quero e Pietro Caliri in rappresentanza di tutto il Consiglio che ha abbracciato l’iniziativa proposta da MCL.
“Non potevamo non pensare ad un albero di ulivo quale segno di pace – dichiara Fortunato Romano, Presidente Provinciale MCL – che ciascuno di noi deve coltivare e alimentare. Per la nostra organizzazione lotta alle Mafie significa anche contrasto all’illegalità diffusa ad ogni forma di corruzione e soprattutto contrasto delle povertà perché è proprio della fragilità economica e sociale che le mafie si nutrono”.
“Per lo Sviluppo Solidale, contro le Mafie” continuerà oggi alle ore 19:00 presso la sede del MCL in via Romagnosi 2 per elaborare e diffondere un’autentica cultura dei valori civili, imparare a rispettare e diffondere i diritti dell’altro.
Saranno presenti all’incontro Antonio Saitta, prorettore alla Legalità, trasparenza e ai processi amministrativi dell’Università degli Studi di Messina ed Enrico Pistorino, segretario generale di Addiopizzo Messina.
La strage di Capaci, il 23 maggio 1992, ha cambiato il volto della nostra Sicilia ed ha permesso di mettere in luce che le condizioni quali dignità, libertà, solidarietà, sicurezza, che abbiamo conquistato in questi anni non possono considerarsi come acquisite per sempre, ma vanno perseguite, volute e protette.